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Vestiaire Collective: sostenibilità e un’attenta selezione

di Erica Fossati
il25/11/2023

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Quando Fanny Moizant e Sophie Hersan hanno creato Vestiare Collective 14 anni fa, la sostenibilità è sempre stato uno degli obiettivi principali. Ad oggi, sono riusciti a creare un sistema circolare per permettere ad articoli usati di avere una nuova vita, evitando di essere buttati o non sfruttati. “Think first, buy second”.

In quanto ambassador della sostenibilità, Vestiaire ha deciso di bandire il fast fashion. Più di 30 brand, tra cui Zara, H&M, Gap, Mango, Uniqlo, Tally Weijl, Bershka, Oysho, American apparel, Piazza Italia e Abercrombie & Fitch non potranno circolare sulla piattaforma. Qual è lo scopo di questa scelta? Come ha spiegato Fanny, lo scopo è quello di ridurre gli sprechi. Lo sappiamo tutti… Il vero waste deriva principalmente dal fast fashion perché i capi, non avendo alcun valore e alcuna qualità, non hanno possibilità di essere rivenduti. Da oggi, ogni volta che un cliente proverà a vendere un articolo che appartiene alla lista dei brand bannati, riceverà un messaggio che li informerà del divieto. 

Voi cosa ne pensate?