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Sinner è il futuro: così la gen Z ripensa lo sport

di Marta Ongaro
il09/02/2024
Sinner è il futuro

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Sinner è il futuro e la sua recente vittoria agli Australian Open lo dimostra. Jannik Sinner ha ventidue anni, è italiano ed è attualmente il quarto tennista più forte del mondo. Nato nel 2001, fa parte a pieno titolo della Gen Z. E lascia intravedere un barlume di speranza per il futuro dello sport. Non solo in termini di numeri, risultati e vittorie, ma anche, e soprattutto, di valori.

Con i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo Sinner sta dimostrando che è il futuro. Un futuro dove essere un campione significa prima di tutto essere umano, riuscire a guardare al di là del proprio orticello e avere dei principi.

Negli anni siamo stati abituati a considerare i campioni sportivi come celebrità. Personaggi strapagati con un ego, a volte, ancor più grande dei loro trofei. Persone dall’eccesso facile, non proprio dei modelli per le nuove generazioni.

Ecco, Jannik Sinner sta dimostrando che la Gen Z, forse, potrebbe ripensare lo sport. Intervistato dopo la vittoria della Coppa Davis, non si è autoincensato. Ha inviato un messaggio di vicinanza a Tathiana Garbin, capitano della nazionale femminile, che sta lottando contro un tumore. L’anno scorso aveva anche messo all’asta una sua racchetta autografata per raccogliere fondi per un bimbo affetto da una malattia rara.

Che vinca o perda, non getta mai fango sull’avversario. Ogni volta che ha dovuto affrontare Djokovic, numero uno al mondo, non si è disperato. Anzi, si è detto fortunato per l’onore.

I suoi meriti li condivide sempre, non ha manie di protagonismo. Ringrazia sempre il suo team e la sua famiglia. Anche se è ormai un campione di fama mondiale, ha dichiarato che fare colazione con i suoi genitori, per lui, è una grande fortuna.

Ed è pronto ad andare controcorrente per rimanere fedele ai suoi principi. Ha messo in guardia i suoi coetanei dai social: “non è lì la verità”. Invitato a Sanremo, ha declinato per restare concentrato sugli allenamenti: “non so né cantare né ballare”.

Ed è pure un lettore: si porta un libro dietro in ogni torneo!