Finalmente la tanto attesa terza stagione di Mare Fuori è uscita, non su Netflix, ma su Rai Play, che ha registrato il record di visualizzazioni: 8 milioni in sole 24 ore. La serie tv ha fatto impazzire tutti i Millennials e Gen Z. Vediamo un po’ di cosa parla e cosa c’è dietro.
La storia è ambientata all’IPM (Istituto di Pena Minorile) di Napoli, che ospita una settantina di ragazzi e ragazze minorenni che purtroppo si sono trovati, o hanno scelto di trovarsi nella criminalità. Tra varie peripezie, minacce, litigi, amicizie e amori, i ragazzi imparano a vivere in prigione.
Nonostante sia tutto frutto di immaginazione, la serie tv mostra un triste fenomeno purtroppo molto diffuso, soprattutto nel sud Italia: la dispersione scolastica. La dispersione scolastica si verifica quando un alunno non completa o abbandona il suo percorso a scuola. Secondi i dati EUROSTAT 2019, questo fenomeno ha raggiunto quasi il 15%. Pensate che nella città di Napoli, il 30% degli studenti non consegue il diploma. Questo succede perché molti alunni si trovano a vivere situazioni molto simili a quelle di Mare Fuori, genitori criminali che coinvolgono i figli, compagnie sbagliate, soldi facili, droghe e dipendenze varie…
Carmine Di Salvo, uno dei protagonisti, è figlio di una delle famiglie più potenti di Napoli che lo obbliga a seguire la propria strada da cui lui invece vuole stare lontano per continuare a svolgere il suo lavoro di barbiere di cui è molto appassionato. Proprio per questo viene soprannominato come ‘O’ Piecora’, il codardo. Fino a quando un giorno, pur volendo restare lontano dal mondo del crimine, commette un omicidio, uccidendo un ragazzo che stava molestando la sua fidanzata Nina, finendo così all’IPM di Napoli.
Purtroppo questa storia potrebbe essere scambiata per realtà. In questa situazione, l’istruzione ed i docenti giocano un ruolo fondamentale perché spesso sono l’unico punto di riferimento dei ragazzi che hanno preso la strada sbagliata.
