Parliamo di capezzoli. Sappiamo tutti cosa succederebbe se una donna dovesse postare una foto in topless mostrando i suoi pericolosissimi nipples… L’intelligenza artificiale di Instagram provvederebbe subito a rimuoverla. Attenzione! Questo vale solo per i capezzoli femminili. Infatti, vediamo foto di torsi nudi maschili tutti i giorni senza alcun problema. Ecco che tutti si sbizzarriscono a censurare i capezzoli femminili nei modi più artistici, con dello scotch, con i capelli, con del cibo, con delle emoji e chi più ne ha più ne metta.
Ma perché questa distinzione tra uomo e donna? Stiamo pure sempre parlando di capezzoli no…?
Meta, che controlla la rete di Facebook e Instagram, vieta le immagini che ritraggano capezzoli femminili, a meno che non si parli di allattamento al seno o chirurgia di affermazione di genere.
Nel 2013 nasce un movimento che sostiene proprio questa causa, sostenuto anche da Rihanna, Miley Cyrus e Lena Dunham. Lina Esco, attivista e filmmaker, crea ‘Free the Nipple’, da cui poi nascerà anche un film ambientato in America che promuove il simbolo dell’uguaglianza di genere e protesta contro il nonsense della censura. Nel film, un gruppo di donne si riunisce e corre nudo, invadendo la città di New York, per normalizzare il corpo femminile e invitare tutte a non nasconderlo perché non è una vergogna, è semplicemente un corpo. Che male c’è?
Ma qualche giorno fa è sorto un altro quesito. E se la persona in questione in topless dovesse essere transgender o non binaria, come si comporta l’intelligenza artificiale del social network? Proprio in merito a questa domanda, il 17 gennaio il consiglio di sorveglianza si è riunito con Meta suggerendo di rivedere le linee guide che riguardano la nudità e l’attività sessuale, in modo da rispettare ed includere tutti i corpi nel 2023. Meta ha 60 giorni per rispondere a queste raccomandazioni. Che cosa risponderà?
Voi cosa ne pensate?
