La crioconservazione degli ovociti, anche detta social freezing, è una pratica che arriva dagli USA. Consiste nel congelare i gameti femminili (ovociti) per preservarsi dall’infertilità. Si tratta di un trattamento medico che sta acquisendo popolarità Oltreoceano e ed è arrivato anche in Italia. A farne uso sono donne che vogliono assicurarsi di poter in futuro avere una gravidanza.
I motivi possono essere i più disparati. C’è chi sa che vorrà rimanere incinta in età più avanzata e vuole scongiurare il rischio di avere difficoltà a concepire a causa dell’avvicinarsi della menopausa. Questo mediamente è il caso più diffuso. Ci sono, tuttavia, anche patologie che richiedono interventi chirurgici e cure che potrebbero causare sterilità. Per esempio, certi tumori, la chemioterapia e la radioterapia.
Non tutte le donne, comunque, possono sottoporsi a crioconservazione degli ovociti. Per capire se si è idonee occorre recarsi in un apposito centro specializzato per l’infertilità di coppia e la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Qui, le pazienti sostengono un colloquio con i medici, che poi valutano la loro riserva ovarica attraverso speciali esami. Se si è idonee, si procede prima con una terapia ormonale per stimolare gli ovociti e poi con la loro estrazione e congelamento.
Oggi la tecnica è stata perfezionata al punto da essere divenuta pressoché priva di rischi. Gli unici effetti collaterali possono essere legati all’assunzione preliminare di ormoni e alla sedazione necessaria all’intervento. In entrambi i casi, comunque, non si tratta in genere di effetti collaterali gravi. Nonostante ciò, questa pratica resta controversa, perché spesso al centro di dibattiti di bioetica. Molte persone, infatti, si chiedono se sia moralmente accettabile utilizzare il progresso scientifico per ciò che considerano un “andare contro natura”.