Dal momento in cui la sostenibilità è diventata un topic fondamentale, il green washing è andato di pare passo. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, il green washing (letteralmente “lavaggio verde”) si verifica quando un brand abusa della parola sostenibilità, utilizzandola solamente a scopo di marketing oppure, peggio ancora, ingannando il pubblico, facendogli credere che ciò che stanno acquistando non sia dannoso, quando in realtà lo è. In poche parole, non basta inserire la parola ‘sustainable’ per esserlo a tutti gli effetti!
Nonostante i principali elementi che portano una persona alla decisione di acquisto siano il prezzo e l’aesthetic del prodotto, viviamo in una società in cui il consumatore è sempre più attento all’ambiente. I brand lo sanno e sfruttano questo punto a loro favore. Quindi, pay attention!
Come evitare il green washing? Questa è la domanda da un milione di euro. La vera soluzione sarebbe avere la completa trasparenze da parte di tutti i brand. Purtroppo, questo per il momento non è possibile. Trasparenza che va dai materiali del prodotto, al processo di produzione, alla condizione dei lavoratori. Spesso, i brand si concentrano solo sulle materie prime di un prodotto trascurando tutti gli altri mille fattori che vanno effettivamente ad impattare la società e l’ambiente. Se un prodotto è composto da fibre naturali ma i lavoratori sono sottopagati is not sustainable at all!
La cosa migliore che possiamo fare noi consumatori è informarci sia sul prodotto che vogliamo acquistare ma anche sul brand stesso e sulle sue iniziative. Quando un’azienda dichiara di essere sostenibile, deve portare con sé dati che certificano il loro impegno per l’ambiente. Non solo, questi dati devono essere anche facilmente reperibili da chiunque, tutti abbiamo il diritto di sapere come lavora un’azienda prima di comprare un suo prodotto!
La domanda che dobbiamo porci è: ‘È green washing o real green?’
