Oggi parliamo del festival di Cannes ma non voglio parlare di outfit o di celebrities. Voglio soffermarmi sull’atto di protesta che ha avuto luogo durante il festival del cinema più importanti al mondo.
Un’attivista si è lanciata sul famigerato tappeto rosso per protestare. La donna è nuda, sul corpo ha i colori della bandiera dell’Ucraina con una scritta ‘STOP RAPING US’ (‘basta stuprarci’) e delle macchie rosse, come fossero sangue.
Siamo al 95esimo giorno di guerra, quasi 100. Spaventoso. Le prime denunce sono arrivate il giorno 4 marzo. Ricordiamoci che giorno è l’8 marzo…
Storie di donne stuprate davanti ai propri figli, obbligati a guardare le proprie madri soffrire. Storie di donne che dopo tutte le atrocità subite si suicidano, non in grado di convivere con i traumi. Storie di donne che vengono violentate dopo che hanno visto il proprio compagno morire. Storie di donne e bambine che vengon torturate per giorni fino a quando il loro corpo non regge più. Storie di donne che non possono contare su nessuno, che sono invisibili. Ma questo non succede solo in Ucraina. In Polonia e in Romania, abbiamo storie di donne che si sentono obbligate a dare il proprio corpo in cambio di vitto e alloggio.
Come se la violenza che porta la guerra non bastasse.
Purtroppo, da quando esiste la guerra, per l’uomo il corpo della donna è un trofeo, una vittoria, simbolo di potere nei confronti del nemico. Questa è una storia che si ripete da sempre, in Siria, in Bosnia, in Nigeria, in Ruanda ed oggi in Ucraina. Quante volta ancora dovrà succedere per capire che tutto questo è sbagliato?
Due realtà che si incontrano e si oppongono. La guerra, la carestia, la miseria e la violenza su un tappeto rosso che ostenta lusso, fama, celebrità e benessere. Vedere due parti cosi diverse del mondo che si incontrano è un’agonia. In realtà, anche scrivere quest’articolo è un’agonia.
Siamo al giorno 95. Ed ancora ci stiamo chiedendo quando tutte queste atrocità finiranno.