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Xevi Solà decostruisce l’arte e conquista anche Zara

di Marta Ongaro
il12/03/2024
Xevi Solà decostruisce l'arte

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Xevi Solà decostruisce l’arte per recuperare il piacere della pittura e trasmetterlo agli spettatori. Il risultato sono dipinti carichi di colori ma all’apparenza incompleti. Figure che giocano con i contrari e incarnano una forte tensione anche nell’immobilità. Un tratto distintivo che ha conquistato anche Zara, al punto da dedicargli una piccola capsule collection. Capi basic dallo stile urban che si popolano delle donne di Solà e delle sue tinte forti.

La narrazione lascia spazio alla forma

Xevi Solà è un artista spagnolo classe 1969, che dipinge sia ritratti sia panorami. I suoi quadri sono il risultato di un processo di scomposizione a fini estetici. A un certo punto della sua carriera, Solà decide di rimuovere i suoi soggetti dall’ambientazione e di ritrarli separatamente. I suoi personaggi appaiono, pertanto, fuori dal tempo e dallo spazio, mentre le sue ambientazioni risultano vuote a inanimate. Con questa scelta l’artista abbandona la tradizionale funzione narrativa dell’arte per catturare il momento, il dettaglio. Si può qui cogliere l’influsso del suo background come fotografo.

Il suo obiettivo, dunque, non è raccontare una storia, ma immortalare sulla tela il gesto artistico, la pennellata di colore, un movimento rapido e spontaneo. Xevi Solà decostruisce l’arte non per distruggerla, ma per garantirne la sopravvivenza. La riporta al suo stadio embrionale di movimento e colore liberi dagli schemi, di divertimento.

I personaggi di Xevi Solà

Sebbene preferisca la forma al contenuto, i quadri di Xevi Solà non sono né piatti né vuoti. Soprattutto quando ritraggono figure umane. I suoi personaggi sono statici, non sembrano fare nulla, ma dai loro occhi e dalle loro espressioni trasuda una tensione. Come se stessero per agire e stessero per farlo in modo strano. Infatti, Solà sceglie di rappresentare l’umanità attraverso personaggi strambi, assurdi, spesso caratterizzati da forti dicotomie. Uno stile forse influenzato dalla sua precedente esperienza come infermiere in una clinica psichiatrica.

Ed effettivamente, nei personaggi di Solà sembra di leggere le teorie di Carl Jung e Sigmund Freud sul subconscio. Oppure uno script di Alfred Hitchcock, che una volta dichiarò: “Il dialogo dovrebbe essere semplicemente un suono fra gli altri, solo qualcosa che esce dalla bocca delle persone, i cui occhi raccontano la storia per mezzo di espressioni visive”.